Per i viaggiatori più insaziabili esiste un luogo dai mille volti. Terra di benessere e avventura, il Kenya offre la possibilità di esplorare più location in un unico viaggio: si passa dalla barriera corallina alle spiagge bianche, passando per le zone interne ricche di suggestiva antichità, fino alla scoperta di un mondo selvaggio che non conosce eguali.

Situata tra l’oceano Indiano e le cime montuose dell’Africa Orientale, Watamu deriva dalla parola kiswahili, che in lingua swahili significa “gente dolce”. Un territorio incantevole che accoglie i turisti con naturale ospitalità. L’amore incondizionato per i luoghi in cui gli abitanti vivono non è solo un elemento del loro essere, ma è un investimento vero e proprio di capitali per la salvaguardia degli animali e dell’ambiente del Kenya: se prima era una meta ambita di caccia per i ricchi signori, oggi gli animali sono rigorosamente protetti in tutti i parchi naturali. Watamu si trova a 15 km dalla città mercantile di Malindi e dal suo aereoporto, e a circa 110 km da Mombasa. La gente dolce deve le sue ricchezze economiche alle attività del turismo e della pesca, motori dell’economia del paese. Watamu è scelta da numerosi turisti per la sua posizione strategica. Da qui si può partire per scoprire il resto del Kenya.

Popolo Kiswahili, Watamu

Spostandosi dal mare, si può giungere a Malindi, con particolari mezzi di trasporto quali il tuk-tuk (massimo tre persone per volta) e il piki-piki (moto con conducente). Qui tutti vendono tutto, e si improvvisano guide turistiche. Malindi è famosa per il suo mercato di artigianato del legno, frutta e ortaggi. Lavorare il legno è una pratica preziosa e ad ogni oggetto realizzato corrisponde un numero della persona che l’ha prodotto. Nelle strade si riversano numerose baracche di commercianti, attraversate dai bambini che corrono a piedi scalzi verso i turisti, in cerca di qualche spicciolo o semplicemente per donare sorrisi ai passanti e divertirsi con poco. Camminando tra il mercato si incontrano i beach boys, umili ragazzi che conoscono ogni angolo della terra selvaggia del Kenya, e sono pronti ad offrire la loro esperienza in cambio di poche monete per partecipare ai safari da loro organizzati.

Artigiano del legno, Malindi

Una delle escursioni più caratteristiche è proprio il Safari Blu, praticabile in barca solo con la bassa marea. Partendo da Watamu, la prima meta è la barriera corallina, denominata anche la Sardegna 2 africana: vicina alla spiaggia Jacaranda, questa zona è meravigliosamente caratterizzata da sabbie bianche e isolotti che con l’alta marea scompaiono sotto l’oceano Indiano. Si prosegue verso il parco marino di Turtle Bay, magicamente animato da stelle marine e tartarughe. In direzione sud, si incontra il caratteristico Mida Creek: uno dei più grandi ecosistemi di mangrovie al mondo che si estende su un’area di 32 km. Si tratta di una formazione vegetale costituita da piante legnose, le cui radici vengono definite “radici del mare”, poiché nascono proprio nell’acqua.

Una veduta di Sardegna 2

Un’altra meta consigliata è il parco nazionale dello Tsavo, situato nell’entroterra del Kenya a circa 4 ore di distanza da Watamu. Qui è possibile incontrare i famosi Big Five: l’elefante, il rinoceronte, il leone, il leopardo e il bufalo. Il Big Five Game nella cultura del safari indicava la battuta di caccia ai cinque animali più pericolosi, e quindi ai trofei più ambiti dai cacciatori. Oltre alla natura variegata della terra africana, anche il cielo è teatro di esperienze indimenticabili, come quella del tramonto del Canyon di Marafa: i caldi colori del sole si confondono con il terreno rosso, che sembrano formare una cucina del diavolo (Hell’s Kitchen) per via delle altissime temperature.

Canyon di Marafa

Inoltrandosi nell’entroterra, si incontrano le antiche rovine di Gede, una città araba del XIII° secolo di cui sono rimaste le moschee, le abitazioni e il palazzo del sultano. All’ingresso, delle simpatiche scimmiette accolgono i turisti. E’ consigliato non farle arrabbiare: una banana per loro è sufficiente. Un’altra destinazione da non perdere è il parco nazionale di Arabuko Sokoke, a circa 5 km da Watamu, la più grande foresta pluviale costiera dell’Africa Orientale. Questo angolo di paradiso è il punto di maggiore transito di molti uccelli migratori e altri animali, in particolare babbuini, bufali e giraffe.

I territori dall’inestimabile ricchezza del Kenya sono impreziositi dalle loro usanze e accomunati dalla lingua nazionale, lo swahili: una delle 12 lingue più parlate al mondo, è usata da circa 50 milioni di persone in tutta l’Africa. Essendo di indole gentile e volenterosa, il popolo keniota ha saputo aprirsi un varco tra le migliori destinazioni turistiche del mondo, pur non celando gli angoli di miseria in cui alcune zone vivono tutt’ora. Prima ancora del bel mare e dei paesaggi mozzafiato, ciò a cui tengono particolarmente i kenioti è la tradizione, il rispetto per le radici come fondamenta del loro presente. Anche offrire il caffè o il tè ai turisti è per loro un abbraccio di benvenuto, e rifiutarlo potrebbe offenderli. Per questo romantico aspetto della gente dolce, scrittori del calibro di Ernest Hemingway, e altri autori occidentali, hanno dedicato delle intere opere al Kenya, innamorati della sua semplicità. Nasce così l’espressione mal d’Africa. Un male che pervade quando si parte per andare via, consapevoli di non trovare in nessun’altra parte del mondo un luogo così fuori da tutto, così libero.