Il Carnevale è divertimento, festa, ma non solo: è tradizione, storia, cultura popolare che si tramanda nei secoli. Sono tanti in Italia i riti legati al Carnevale che spesso hanno origini ancestrali e pagane. Per chi vuole vivere questo lato “autentico” della festività non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ecco una selezione di alcuni dei luoghi più caratteristici in Italia.

Sardegna: “Sa Sartiglia” di Oristano e i Mamuthones di Mamoiada


L’Isola è ricca di feste e di maschere dall’origine antichissima. Le più famose sono sicuramente la Sartiglia di Oristano e i Mamuthones di Mamoiada. La Sartiglia è una giostra secolare che consiste nella discesa a cavallo di abili cavalieri per le vie del centro storico della città, con l’obiettivo di centrare una stella appesa ad un filo: infilzarne tante significa propiziare un buon raccolto per la primavera. La figura centrale è quella de “Su Componidori”, il capo corsa. Uno dei momenti più emozionanti del cerimoniale legato alla festa è proprio la sua vestizione: la persona prescelta indossa gli abiti tradizionali e le viene messa sul volto una maschera bianca. Da quel momento “Su Componidori” diventa una sorta di semidio e dovrà rimanere sempre in sella al suo cavallo, senza toccare terra. E’ lui, con le sue discese verso la stella ad aprire ed a chiudere la corsa. Nel perpetuarsi di quello che si può definire un vero e proprio rito, si mescolano tradizione, cultura agro-pastorale, cristianesimo e usanze di chiara origine pagana. A Mamoiada i protagonisti sono, invece, i Mamuthones con le loro vesti scure e coperte da pellicce di pecora nera, le maschere cupe e paurose. La loro storia pare che la sfilata sia nata come rito nel XIX secolo per venerare gli animali e propiziare il raccolto. Portano sulle spalle delle campane che scuotono lentamente. L’origine dei Mamuthones resta ancora oggi controversa: alcuni sostengono che il rito risalga all’età nuragica, come gesto di venerazione per gli animali, per proteggersi dagli spiriti del male o per propiziare il raccolto. Anche il significato del rito non è chiaro: alcuni studiosi sostengono un legame con riti dionisiaci, altri negano questo collegamento, e la includono invece fra i riti che segnano il passaggio delle stagioni.

Basilicata: Tricarico, La mucca e il toro – Satriano, Carnevale dei Rumita


A Tricarico, in provincia di Matera, il Carnevale gira intorno alla rappresentazione mascherata degli animali, dove hanno un ruolo preminente le figure della Mucca e del Toro. La maschera da Mucca è costituita da un cappello a falda larga coperto da un foulard e da un velo e riccamente decorato con lunghi nastri multicolori che scendono fino alle caviglie; la calzamaglia indossata è anch’essa decorata con nastri o foulards dai colori sgargianti al collo, ai fianchi, alle braccia ed alle gambe. La maschera da Toro è identica nella composizione, ma si distingue per essere completamente nera con alcuni nastri rossi. Ogni maschera ha un campanaccio, diverso nella forma e nel suono a seconda che si tratti di mucche o di tori. La mattina del 17 gennaio il paese si sveglia al suono dei campanacci con la sfilata rituale per le vie del paese. I partecipanti mimano l’andatura ed i movimenti degli animali, comprese le “prove di monta” dei tori sulle mucche. Secondo gli studiosi il rito sarebbe una rappresentazione della transumanza, ma sono tanti anche i riferimenti alla cultura greca. Un altro carnevale assolutamente singolare è quello di Satriano, dove da secoli le persone si vestono da alberi. Completamente rivestiti di foglie di edera, i figuranti escono dal bosco e bussano alle porte delle case, annunciando la primavera che viene. Ultimamente il Carnevale dei Rumita (così viene chiamata questa singolare maschera) è diventato un evento per lanciare un messaggio ecologista: tutti i locali e gli esercizi commerciali per l’occasione utilizzano materiale biodegradabile e propongono prodotti biologici e a chilometro zero.

Piemonte: Ivrea, la battaglia delle arance


Lo spirito di questo storico Carnevale vive nella rievocazione di un episodio di affrancamento dalla tirannide, che risale al Medioevo: un barone che affamava Ivrea venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo “jus primae noctis” e che accese la rivolta popolare. In questa rievocazione il Carnevale si rinnova ogni anno come grande festa civica durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione. L’eroina della festa è la Mugnaia, al suo fianco il Generale, che fin dai primi anni dell’800 ha il compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione, insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e graziose vivandiere. Il momento clou è la celebre “battaglia delle arance”: qui il popolo, rappresentato dagli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, rappresentate da tiratori su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.

Friuli: Sauris, “La Notte delle Lanterne


“La Notte delle Lanterne” è l’evento culminante del Carnevale saurano, uno dei più antichi e famosi del Friuli. Si svolge il sabato che precede il mercoledì delle Ceneri, le maschere si ritrovano nella piazza di Sauris di Sopra, accompagnate dalle due figure del “Rölar” e del “Kheirar”. Il Rölar deve il suo nome alle röln, i grandi sonagli che porta legati attorno alla vita e che agita in continuazione. Figura elettrizzante, con abiti scuri e volto coperto dalla fuliggine, ha il compito di avvertire la gente, affinché si prepari per la mascherata. Il Kheirar è il re della mascherata, porta invece sul volto una maschera di legno e in mano una grande scopa e guida il gruppo delle maschere. Un tempo bussava col manico della scopa alle porte delle abitazioni per farsi aprire. Una volta entrato e spazzato il pavimento, introduceva i suonatori e le coppie di maschere belle (scheana schembln) e brutte (schentena schembln), che ballavano al suono delle fisarmoniche. Oggi il rito si svolge negli angoli più suggestivi del paese e nei locali pubblici. Terminato il giro, il gruppo delle maschere, seguito dagli spettatori, si inoltra nel bosco e segue un suggestivo percorso notturno, illuminato dalle lanterne che i partecipanti possono noleggiare prima della partenza. Il percorso si snoda tra boschi e prati coperti di neve e caratteristici stavoli in pietra e legno, presso i quali ci si riscalda con vin brulè.

Lazio: Ronciglione, la “Cavalcata degli Ussari”


Il Carnevale ronciglionese è probabilmente il carnevale più grande e antico della provincia di Viterbo con sfilate in maschera e a cavallo, balli, carri allegorici e corsa dei cavalli senza fantino. Vi sono infatti documenti che testimoniano la tradizione del carnevale da oltre un secolo. Uno degli eventi più importanti è sicuramente la “Cavalcata degli Ussari” dove un gruppo di cavalieri, vestiti con costumi del XIX secolo si lanciano in una cavalcata per le vie del paese, che rievoca il periodo del dominio francese. La leggenda narra infatti che un capitano degli ussari francesi, di stanza a Ronciglione in difesa dello Stato Pontificio, innamoratosi di una bella dama, per pavoneggiarsi davanti ai suoi occhi sfilò più volte alla testa dei suoi dragoni, dando così origine alla tradizione.