di Roberto Bellini
Da tempo avevamo scelto la Thailandia come destinazione per passare le vacanze del Capodanno 2017. Ovviamente una delle tappe fondamentali non poteva che essere Bangkok, la capitale di questo magnifico Paese. La mia ragazza Federica ed io avevamo prenotato i biglietti con largo anticipo, riuscendo così a risparmiare qualche euro. Il volo andata-ritorno ci è costato 494 Euro a persona, con la Qatar Airways. Siamo partiti nel pomeriggio del 29 dicembre da Rimini in treno in direzione Milano. Abbiamo preso l’aereo intorno alle 19.50. Dopo avere fatto uno scalo a Doha di due ore, siamo sbarcati a Bangkok alle 19 del 30 dicembre. In tutto il viaggio è durato circa 13 ore.
30 Dicembre 2016: l’arrivo
Ad attenderci all’aeroporto Suvarnabhumi c’era un transfer che avevamo prenotato dall’Italia al prezzo di 50 euro (compreso anche il ritorno) e che ci ha accompagnato direttamente al nostro albergo, l’ Hotel Bel Aire (4 stelle), nel quartiere di Sukhumvit. La zona non è centrale, ma comunque molto comoda, considerando le dimensioni di Bangkok, una metropoli da 8 milioni di abitanti. L’hotel è davvero molto bello. Per due persone abbiamo speso soltanto 166 euro per tre notti, con colazione compresa. Un vero e proprio affare. La camera è una superior molto grande e dispone di due letti matrimoniali, arredata con uno stile moderno ed elegante. Una favolosa vetrata regala una bellissima vista sulla città. Una volta sistemati e poggiati i bagagli, non perdiamo tempo e usciamo subito a fare un giro di perlustrazione nei paraggi. Andiamo alla ricerca di un posto dove cambiare i nostri Euro in Baht (la moneta locale). A quel punto la fame si è fatta sentire, ma a dire il vero non siamo molto fantasiosi nella scelta del locale, e entriamo in un Burger King che si trova nelle vicinanze.

Consumato il nostro pasto, torniamo per strada. Il quartiere è disseminato di bancarelle che vendono merce anche “tarocca”, dall’abbigliamento alla tecnologia. Si può trovare anche qualche “Rolex”, rigorosamente contraffatto, ovviamente. Per le vie del quartiere non è raro incontrare qualche donna che cerca di adescare i tanti gruppetti di uomini che circolano nella zona. Non mancano neanche i cosìdetti “Ladyboys”, uomini travestiti da donne che non è difficile trovare per le strade delle città tailandesi. Ad un certo punto le gambe non reggono più e decidiamo di tornare in albergo. Per il giorno dopo abbiamo programmato la visita della città. La sveglia suonerà molto presto.
31 Dicembre 2016: alla scoperta di Bangkok
La mattina seguente, mentre Federica ancora dorme, mi alzo e decido di andare alla ricerca di un taxi per la visita della città. Incontro diversi tassisti che quando dico di chiamarmi Roberto e di essere italiano, immediatamente mi rispondono con un sorriso ed un secco “Ah, Bagghio, Bagghio!”. Al di là della pronuncia approssimativa, è evidente come la fama del “Divin codino” sia ancora molto estesa da queste parti. Certamente più per la sua fede buddhista che per le sue gesta sui campi da gioco. Alla fine incontro un simpatico uomo minuto, di circa 50 anni e mi accordo con lui. Dice di chiamarsi Totò, ma non so dire se questo sia effettivamente un nome tailandese (così incredibilmente simile al diminutivo del nostro Salvatore) oppure se sia stato io ad aver capito male. Comunque sia, io e Totò ci stringiamo la mano e concordiamo il prezzo di 200 Baht (5 euro) per accompagnarci al Grande palazzo reale (Phra Borom Maha Ratcha Wang in tailandese) durante la mattina. Inoltre, ci mettiamo d’accordo anche per il giorno successivo, per la visita ai mercati galleggianti e al celebre mercato del treno (1500 Baht in totale, circa 40 euro). Torno in albergo e dopo un’abbondante e ricca colazione (l’hotel non ci ha deluso neanche su questo), Federica ed io siamo pronti per la partenza. All’uscita dell’hotel ad attenderci c’è Totò, ma non è solo. Al suo fianco troviamo un ragazzo di circa 25 anni, magro, con in dòsso scarpe da tennis, t-shirt e blue-jeans. Totò ci dice che sarà lui ad accompagnarci durante la mattina ed anche per le escursioni del giorno successivo. Dopo un momento di perplessità, alla fine penso che per noi cambia poco. E così Fede ed io saliamo sulla macchina di Prem, il nostro nuovo accompagnatore. Nel tragitto che ci porta dall’albergo al Grande palazzo reale abbiamo la possibilità di osservare uno spaccato di vita di questa caotica megalopoli asiatica. Sulle strade non è raro vedere motorini con a bordo anche 3-4 “passeggeri” o enormi pick-up che trasportano sul cassone anche 10 persone. Bangkok sorprende per il suo continuo alternarsi tra moderni grattacieli e vere e proprie baraccopoli, tenute in piedi da malconci pilastri di legno. La città è tappezzata di manifesti con l’effige di re Bhumibol Adulyadej, il sovrano morto il 13 ottobre del 2016, dopo ben 70 anni di regno ininterrotto. Da quel giorno tutta la Thailandia è in un lutto che durerà per un anno intero. E di cui ci accorgeremo anche nel resto della nostra avventura a Bangkok. Dopo quasi 45 minuti d’auto, finalmente arriviamo nell’area del Grande palazzo reale. L’ingresso è di 500 Baht ciascuno e per entrare ci sono due file. Una riservata ai tailandesi, tutti rigorosamente vestiti di nero, in coda per rendere omaggio al feretro del re; l’altra per i turisti o per coloro che, invece, intendono visitare gli altri edifici del Phra Borom Maha Ratcha Wang. I controlli sono severissimi: ci chiedono il passaporto e ci fanno passare sotto il metal detector. All’interno dell’area colpiscono le raffinate rifiniture dorate che ornano gli edifici. Ci dirigiamo a visitare uno dei monumenti più famosi, il Wat Phra Kaew (Il Tempio del Buddha di smeraldo).

Qui bisogna entrare rigorosamente senza scarpe. La statua è davvero molto bella, anche se devo dire onestamente che me l’aspettavo più grande. Usciamo dal tempio e incontriamo alcuni monaci intenti a guidare un gruppo di preghiera. Ovunque l’aria è impregnata da un forte profumo di incenso che rende l’atmosfera mistica. Decidiamo di uscire dall’area, anche perché l’edificio del Palazzo reale non può essere visitato. E così ci siamo diretti verso il Wat Po, meglio conosciuto come “Tempio del Buddha sdraiato”, famoso anche per essere il luogo dove è nato il massaggio Thai.

La statua è davvero enorme, le sue dimensioni sono impressionanti. Anche qui diverse persone pregano davanti alla statua. L’atmosfera ci conquista e rimaniamo almeno 45 minuti a visitare il tempio. La tappa successiva è il Wat Arun (Il Tempio dell’Alba), poco lontano dalla zona del Grande palazzo reale. Per raggiungerlo bisogna attraversare il Chao Phraya (4 Baht, 11 centesimi di euro) il fiume che divide in due Bangkok. Navigarlo non è stata proprio una bellissima esperienza. Le sue acque sono decisamente “trafficate” e trovarsi sballottati dalle onde delle imbarcazioni più grandi non è per niente piacevole. Arrivati davanti al Wat Arun, decidiamo di non entrare e di goderci questo maestoso tempio dall’esterno (l’ingresso è 100 Baht). Scattiamo qualche foto e poi attraversiamo di nuovo il Chao Phraya. Nel frattempo sentiamo un certo appetito e appena sbarcati e ci mettiamo subito alla ricerca di un ristorante, dove ordiniamo alcuni tipici piatti tailandesi: riso, pollo e involtini primavera (400 Baht in tutto, circa 10 euro). Un pasto che ci accompagnerà spesso nelle nostre giornate a Bangkok. Per raggiungere Khaosan Road, l’altra tappa della nostra visita alla città, saliamo a bordo di un tuk-tuk, il celebre e pittoresco taxi a 3 ruote tipico delle città asiatiche. Ci mettiamo d’accordo sul prezzo (300 Baht, 8 euro) e partiamo.

L’esperienza è stata sicuramente divertente, gli autisti non temono certo la velocità e ci siamo accorti che la convenzione sul rispetto del semaforo rosso in Thailandia viene vissuta con una certa “elasticità”, per così dire. Arrivati a Khaosan Road, una delle più vivaci, famose e “occidentali” vie di Bangkok, ci troviamo davanti a una distesa di locali, pub e ristoranti. Anche qui non mancano le bancarelle che vendono merce di tutti tipi. Dopo una breve visita, decidiamo di tornare in albergo. Ma con Khaosan Road è solo un arrivederci: torneremo di notte, quando tutta la via diventa pedonale e decisamente più vivace. Intanto, c’è da decidere cosa fare per la serata dell’ultimo dell’anno. Abbiamo chiesto un po’ in giro, ma diversi locali ci fanno sapere che non avrebbero fatto nessuna festa per via del lutto nazionale. Alla fine ci consigliano di andare all’Asiatique, un mega mercato all’aperto, pieno di bancarelle, negozi e ristoranti, con all’interno una suggestiva ruota panoramica. Una volta arrivati, ci sono file immense in tutti i ristoranti. Ne scegliamo uno dove ci pare ci sia da aspettare meno. Ordiniamo il nostro solito pollo con riso e gli involtini primavera, ma questa volta aggiungiamo anche la carne di maiale speziata e patate fritte. In tutto spendiamo 900 Baht. Dopo aver consumato la nostra cena, decidiamo di fare un giro per questo immenso mercato. Tra una bancarella e l’altra, cerchiamo un luogo dove festeggiare l’arrivo del 2017. Alla fine troviamo un’enorme piazzale, dove migliaia di persone aspettano la mezzanotte. Siamo un po’ delusi dall’ambiente: niente musica, nessun tipo di intrattenimento. Scoccata l’ora X, aspettiamo invano uno spettacolo di fuochi artificiali, per cui il capodanno di Bangkok è famoso. Niente, il lutto nazionale ha fermato qualsiasi manifestazione pubblica. Devo dire che è stato un Capodanno un po’ deludente da questo punto di vista, anche se comprendiamo i motivi. Decidiamo di andar via, anche perché l’Asiatique chiude. Cerchiamo un taxi per tornare in albergo, ma non siamo gli unici e dobbiamo pazientare un bel po’ prima di trovarne uno. Dopo un’ora di viaggio e una spesa di 300 Baht, finalmente arriviamo in albergo. Forse è meglio così: domani sarà una giornata lunga.
1 gennaio 2017 : il mercato galleggiante e il mercato del treno
La mattina del 1° gennaio ci alziamo alle 6. Come da accordi, alle 7 ci aspetta Prem con il suo taxi per portarci al Damnoen saduak, il mercato galleggiante. Arriviamo sul posto dopo circa 100 km e un’ora e mezza di auto. Prem ci spiega in uno strano idioma a metà tra inglese e tailandese che avrebbe dovuto lasciarci un po’ prima del mercato, perché l’unico modo per accedervi è con la barca. Questa novità ci innervosisce un po’, perché per visitare il mercato abbiamo dovuto sborsare 4000 Baht (circa 100 euro) per noleggiare una barca privata. Pensavamo che la visita fosse organizzata in maniera diversa, magari con un tour in barca insieme ad altri turisti e con prezzi inferiori, anche considerando i costi modici dei trasporti tailandesi. In ogni caso, il giro in barca dura due ore ed è davvero suggestivo. Essere arrivati così presto, ci consente di godere con più tranquillità della visita, dato che siamo praticamente gli unici turisti presenti.

La merce viene esposta sulle barche ormeggiate sui lati dei canali: c’è chi cucina, chi vende frutta o prepara e pulisce il pesce. L’acqua ha un aspetto non molto gradevole: nera, sporca, ma stranamente non maleodorante. Ogni tanto il nostro “comandante” fa una sosta (non certo casuale!) in alcuni negozi, per farci ammirare i prodotti e per eventuali acquisti. La nostra mini-crociera finisce intorno alle 10.30 del mattino. Dobbiamo correre. Alle 11.10 dobbiamo essere al Maeklong railway market per assistere al passaggio del treno in mezzo alle bancarelle addossate alle rotaie. In mezz’ora Prem ci porta sul posto. La visione è incredibile.
Il treno passa proprio sopra la merce e anche se il lungo serpentone non transita ad altissima velocità, la situazione è comunque molto pericolosa. Qualcuno prima dell’arrivo della motrice ritira la merce e ritrae le tende, per evitare che vengano travolte. Dopo un giro breve al mercato, torniamo al parcheggio, dove ci sono anche alcune bancarelle. Decidiamo di fare qualche acquisto: prendiamo alcune pashmine tailandesi (sciarpe) al costo di 100 Baht e mangiamo un paio di spiedini di carne a 10 Baht l’uno. A quel punto saliamo sul taxi e torniamo nel nostro albergo. Salutiamo Prem e lo ringraziamo, poi stanchissimi, andiamo a stenderci. Dopo aver dormito per qualche ora, intorno alle 18 ci siamo preparati per uscire. Decidiamo di tornare a Khaosan Road. Quì la sera è tutta un’altra musica. La pedonalizzazione della via la rende vivace, colorata, dinamica. C’è un continuo via vai di turisti di tutte le parti del mondo che stazionano soprattutto davanti alle bancarelle dove sono in vendita scorpioni, scarafaggi e insetti di ogni sorta fritti e pronti per essere mangiati. Qualche avventore, soprattutto nord-americano, si lascia andare a più assaggi e manda giù diversi scorpioni e scarafaggi. Anche Federica ed io abbiamo un certo appetito, ma non osiamo tanto e ci “accontentiamo” dei noodles, i tipici spaghetti tailandesi e dei “soliti” involtini primavera (spesa totale 120 Baht). Dopo la cena, facciamo un giro per Khaosan Road per acquistare qualche regalo.

Decidiamo di riprovare l’ebrezza del tuk-tuk, questa volta per andare allo Sky Bar del Lebua Tower, il famoso locale al 62° piano di questo magnifico edificio, immortalato anche nel film “Una notte da leoni II”. Per l’ingresso è previsto un dress-code che, a dire il vero, non è neanche così severo. Arrivati in cima la vista è mozzafiato. Dall’enorme terrazza si può ammirare la sconfinata distesa di luci della città. Il locale è all’aperto, con luci soffuse e chi va solo a bere deve stare in piedi. L’enorme cupola illuminata contribuisce a rendere l’atmosfera unica. Federica ed io prendiamo una birra (480 Baht ciascuna!) e ci intratteniamo per circa un’ora, con la gente che preme per fotografarsi in quella location davvero unica.

Lasciamo lo Sky Bar e andiamo alla ricerca di un taxi per tornare in albergo. Ne troviamo uno, ma questa volta invece di mettermi d’accordo con l’autista per i soliti 200 Baht (più o meno la cifra è sempre stata quella per le distanze che abbiamo percorso), gli chiedo di tenere acceso il tassametro. Arrivati davanti all’hotel, con mia grande sorpresa, il tassametro indica 90 Baht. Con un po’ più di attenzione avremmo potuto risparmiare qualche soldo, ma poco male. In effetti, nei forum che avevo consultato prima della partenza, suggerivano di far accendere sempre il tassametro. Una volta arrivati in camera abbiamo fatto le valige. Il giorno dopo alle 9 avremmo dovuto prendere il transfer che ci avrebbe portato all’aeroporto, per salire sul volo con destinazione Phuket.
Col senno di poi sarei rimasto qualche giorno in più a Bangkok. Chi ci era già stato mi ha consigliato di stare al massimo due notti, perché i luoghi da visitare non erano tantissimi. In realtà, mi sono reso conto che ci sarebbero state tante altre cose che avrebbero meritato una visita, come Ayutthaya, una splendida cittadina non lontana dalla capitale. E poi mi sarebbe piaciuto godere ancora per qualche giorno questa città, dato il mio debole per queste gigantesche metropoli e il loro dinamismo. Chissà, magari un giorno Federica ed io decideremo di tornarci.