Alle Canarie c’è un’ isola per ogni viaggiatore. Tenerife e Gran Canaria sono per chi in vacanza non vuole rinunciare a notti senza freni e al divertimento. Lanzarote, invece, è per i vacanzieri dall’anima più dinamica e sportiva. E poi c’è Fuerteventura. Selvaggia, silenziosa, nuda, uno “scheletro d’isola” come l’aveva definita lo scrittore spagnolo Miguel de Unamuno. Chi sbarca sulle sue coste troverà tanta natura e la possibilità di farsi cullare dalla quiete dei suoi ritmi rilassati. Non a caso viene chiamata dagli abitanti del posto “Isla lenta”.
Quando mettete piede per la prima volta nell’isola ad accogliervi troverete sicuramente lui: il vento. Lo stesso nome di questa terra significa, infatti, “forte vento”. Un elemento costante a Fuerteventura, certamente una delle sue anime. Tanto presente da plasmare i paesaggi e influenzare le vite degli abitanti. Da nord a sud, da est a ovest, le linee e i colori dell’isola cambiano profondamente. Una diversità che si incontra ogni volta che si attraversano le decine di spiagge che tratteggiano la forma stretta e allungata dell’isola. Playa de Barlovento, sulla costa sud-ovest, colpisce per il contrasto cromatico tra le rocce scure di origine vulcanica e le sue acque trasparenti.

E’ un litorale lunghissimo, quasi 10 km di sabbia dorata. Una bellezza selvaggia, quasi primordiale e per questo motivo molto amata dai naturisti. A Corralejo, nella zona nord, la visione è decisamente più tropicale. Distese di sabbia bianchissima, nessuna roccia e acque smeraldine. Famosissime sono le sue dune, nel mezzo di un’area desertica che poi termina sulla spiaggia. Una bellezza più “mainstream” che attrae il turismo di massa. Ma l’Isla lenta ha anche un’anima sportiva. Ogni anno migliaia di appassionati di surf provenienti da tutto il mondo arrivano su queste spiagge per mettersi alla prova sulle onde alzate dai forti alisei. Una di queste è playa El Castillo, nella costa nord occidentale. Il fascino di questo litorale, però, non colpisce solo i surfisti. L’ampio arenile dorato è solcato qua è là dal nero pece delle solite rocce vulcaniche. Il contrasto è reso ancora più accesso dalle sfumature azzurre delle acque dell’Atlantico che bagnano la spiaggia.

“La donna è un’isola” recita il titolo di un romanzo della scrittrice islandese Audur Ava Ólafsdóttir. Ma è anche vero il contrario. Come una bella donna, l’aspetto esteriore non basta a conoscerla a fondo. Facile farsi stregare dall’affascinante avvenenza di spiagge e acque cristalline. E’ più difficile scoprirne l’anima autentica. Fuerteventura nasconde al suo interno un cuore selvaggio, antica dimora dei primi abitanti di quest’isola, i Majos . L’entroterra ci racconta un’altra isola, diversa da quella turistica: montagnosa, anche se mai aspra come le sue sorelle dell’arcipelago canario, dove la quiete delle coste diventa, all’interno dell’isla lenta, semplicemente silenzio. Montaña de Tindaya, nella parte nord-est, ben rappresenta questo lato poco conosciuto di Fuerteventura.

La sagoma di questo muro di roccia si staglia nel paesaggio arido con i suoi 400 metri. Questa montagna era considerata dai Majos un luogo sacro e le attribuivano poteri magici. Non a caso sono state ritrovate sulle sue pendici oltre 300 incisioni di grande valore storico. Uno splendido compendio delle bellezze naturalistiche dell’isola si trova nel Parque Natural de Jandia. Questa zona protetta si trova nell’estrema propaggine meridionale di Fuerteventura e conserva diverse specie endemiche di flora e fauna. Come il resto dell’interno dell’isola, si presenta desertico e montuoso, anche se regala alcuni scorci spettacolari e suggestivi, come il Pico de la Zarza, un magnifico muro roccioso che dirada repentinamente verso il mare e da cui si può godere di una vista mozzafiato.

Non si può raccontare Fuerteventura senza parlare dei suoi villaggi. Sono tante le località disseminate nel territorio, nonostante la popolazione sia abbastanza esigua (attualmente l’isola conta 100 mila abitanti). Tra i centri più importanti c’è sicuramente Betancuria, la prima capitale. Deve il proprio nome all’esploratore Jean de Bethencourt che conquistò l’isola all’inizio del XV secolo. Questo caratteristico borgo conserva ancora uno stile coloniale, con le case colorate di bianco. Tra gli edifici che si sono conservati c’è anche la chiesa de Santa Maria de Betancuria. Nel paese si trova un museo archeologico che racconta la storia dell’Isola. Non lontano dall’antica capitale, anch’essa immersa in un paesaggio rurale c’è La Ampuyenta, una località molto interessante a dispetto delle sue dimensioni. Molto caratteristica è la piccola cappella di San Pedro Alcàntara, costruita nel XVII secolo.

Da vedere il museo del Dottor Mena, uno dei figli più illustri di questa terra, che si era distinto come medico in giro per il mondo, per poi tornare a Fuerteventura per dedicarsi agli ammalati. In una visita completa all’isola non può mancare l’attuale capitale, Puerto del Rosario. Fondata nel XVIII secolo, questa città si impose subito come porto mercantile e principale centro infrastrutturale. Da vedere nello splendido centro storico c’è la chiesa di Nuestra Senora del Rosario, la casa-museo dello scrittore Miguel de Umamuno e il centro d’arte Juan Ismael. Suggestive le caratteristiche casette imbiancate a calce e il lungomare, dove si trova il Parque Escultorico, un museo all’aperto dove ammirare oltre 100 sculture realizzate dall’artista canario Juan Bordes.